Lo spettacolo prende forma da un sogno che segue alla lettura del racconto di A. Tabucchi “Donna di Porto Pim”.
È in questa striscia di sabbia dove il mare lambisce la terra e la feconda, che i sogni, le storie e la possibilità di fermarsi a guardare diventano più concreti. Ma è lì che i confini sono incerti, instabili. A volte ti fermi a guardare e non riesci a vedere dove finisce il mare e dove comincia il cielo.
ed è lì che ci è data la possibilità di cambiare il punto di vista. Basta fare qualche passo e bagnarsi i piedi.
Prologo - I sogni
Un vecchio che ricorda, diventa ragazzo. E il ragazzo ricorda di quand’era bambino. Sognava e giocava. Aveva il mare in tasca. Giocava e sognava: il mare, le barche, le balene. E la balena è un sogno.
La storia - Gli uomini e le donne
Poi il bambino diventa ragazzo e il sogno diventa una donna. Ma quella storia d’amore, su quella striscia di terra dove il confine fra acqua e terra è incerto, non ha certezze.
Lui sussurra parole che diventano canto e lei danza quel canto: il canto delle murene. Canto e danza si uniscono nel rumore della risacca. Ma gli amori come i confini fra terra e mare, fra mare e cielo durano una stagione: quella della pesca alle murene.
Epilogo - Post scriptum: una balena vede gli uomini
È un invito a fare qualche passo, a bagnarsi i piedi e ad entrare nel mare.
Cambiare il punto di vista e dal mare guardare, insieme alla balena e con benevola pietà, a quello che facciamo noi “uomini”.