“Non bisogna disdegnare nulla. La felicità è una ricerca. Occorre impegnarvi l'esperienza e la propriaimmaginazione”.
Queste parole di Jean Giono fanno oggi quasi paura.
Prefiggersi come scopo la felicità, propria o altrui, sembra eccessivo, smodato, presuntuoso, ma queste poche pagine ci dimostrano che siamo noi, cittadini, scettici, disillusi e delusi, a sbagliare: la felicità può e deve essere inseguita con serena e immutabile costanza. La costanza dell'uomo che piantava gli alberi. Nel 1913 Giono attraversa a piedi "quell'antica regione delle Alpi che penetra in Provenza", una regione particolarmente desolata il cui aspetto desertico contribuisce a incattivire e imbarbarire i pochi poveri abitanti, ma proprio qui, in una baita isolata, incontra una persona indimenticabile. Un pastore silenzioso e quasi solenne nella sua burbera riservatezza che ha dedicato la sua vita a un unico grandioso progetto. Ogni giorno pianta cento alberi. Di anno in anno Giono torna a trovarlo, e, di anno in anno, ammira, stupefatto, la nascita della nuova foresta dovuta allo sforzo tenace di un unico uomo, sconosciuto a tutti, "che ha saputo portare a buon fine un'opera degna di Dio.